I settant'anni di sacerdozio di Padre Antonino Di Grazia

Un toccante momento che ha coinvolto la comunità cittadina

Data :

21 giugno 2024

I settant'anni di sacerdozio di Padre Antonino Di Grazia
Municipium

Descrizione

 

Si è svolta in chiesa madre a Gravina di Catania la messa in ringraziamento per il settantesimo anniversario di sacerdozio di Padre Antonino Di Grazia officiata da S. E. Mons. Salvatore Gristina e concelebrata da Padre Filippo Maria Rapisarda e Padre Antonino Sapuppo. 

A conclusione della celebrazione eucaristica si è tenuta presso l'anfiteatro "Turi Ferro" sito all'interno del parco comunale "Paolo Borsellino" una agape fraterna con i gruppi parrocchiali e l'Amministrazione comunale gravinese.

Nato a Gravina il 6 aprile del 1929, Padre Di Grazia, appena nominato sacerdote il 20 giugno 1954, fu assegnato intanto al piccolo seminario di Biancavilla dove insegnò per poi proseguire la sua missione presso diverse parrocchie di Catania città tra cui Santa Maria della salute, San Francesco di Paola e S. Agata alla fornace. Approdò quindi a San Paolo a Gravina - ospitato nei locali privati di una cittadina che consentì così di celebrare messa - per poi giungere in chiesa madre Sant’Antonio di Padova e restarci ininterrottamente dal 9 maggio 1976 al 9 ottobre 2011: a San Paolo, dove egli fu il primo parroco, gli sarebbe subentrato Padre Milazzo. Diversi i vescovi che egli ha visto avvicendarsi nell'arco del suo mandato ecclesiastico e che hanno tutti presenziato in chiesa madre in più di una occasione: da Mons. Bentivoglio che lo ordinò a Gravina stessa a Mons. Picchinenna, da Mons. Bommarito a Mons. Gristina appunto. 

Sotto la guida di Padre Di Grazia la parrocchia gravinese è stata quanto mai viva e ricca di attività che hanno visto protagonisti gli scout e tanti gruppi ecclesiali. 

Dichiara lucidissimo il sacerdote: "Abbiamo cercato di fare sempre del nostro meglio in vista del Bene. Un mio piacevolissimo ricordo, il primo, è rappresentato dall'aver introdotto io lo scautismo a Gravina grazie alla collaborazione di giovani quanto mai motivati quali il compianto Gianni Strano, Enzo Di Prima, Nino Pezzino, Pippo Maugeri e Salvo Rapisarda: questi ultimi due, in particolare, furono coloro che suonarono manualmente le campane a festa al mio arrivo in parrocchia appena nominato subentrando a Padre Vito Lo Giudice: quanti ricordi! Qualche tempo dopo pensai bene di elettrificare le campane dato che prima, per suonarle, occorreva salire su una scala di legno il che era davvero pericoloso tanto da doverla sostituire con un'altra in ferro che rendesse più sicuro l'accesso al campanile. 

Ricorderò sempre con affetto e gratitudine il notevole supporto fornitomi dal mio compagno di ordinazione Mons. Francesco Ventorino che aiutò la nostra parrocchia al mio arrivo attraverso l'invio di diversi giovani di "Comunione e liberazione" - qualcuno di loro come il caro Alberto Pennisi purtroppo non più tra noi - perché la rendessero viva attraverso il servizio di catechesi o l'animazione della messa. 

Ma è impossibile dimenticare anche le tante recite e cineforum che si sono nel tempo svolti nel salone parrocchiale - ma in realtà di casa mia ma adibito a teatro - unitamente alle molte feste in maschera e tombolate per i bambini del catechismo e i catechisti stessi che vedevano i locali traboccare sempre folla. 

Spesso, anzi, la messa in occasione delle festività veniva celebrata proprio nel salone parrocchiale o dalle suore se in chiesa madre si stavano svolgendo dei lavori". 

Si creò un gruppo giovanile affiatato composto, fra gli altri, da Giovanni Giuffrida, Nino Lombardo, Pippo Garozzo, Rosy Vitale e tanti altri giovani e giovanissimi muniti di entusiasmo e spirito di collaborazione che tenevano frequenti riunioni e si dedicavano specialmente alle attività teatrali. 

Un altro importante momento è sicuramente rappresentato dal restauro della chiesa madre, che da casa mia si vede benissimo e pare quasi la si possa toccare con mano, a metà degli anni '80: il tetto non reggeva più e la forte umidità aveva intaccato il pavimento. Un'industria di Murano realizzò allora le vetrate istoriate ad oggi ancora presenti. Le stesse furono realizzate grazie, anche, alla donazione, susseguente a promessa, del primo stipendio di alcuni giovani impiegati dell'Ufficio di collocamento, che si occupavano del servizio mensa e refezione scolastica, poi assunti al comune, che vollero contribuire materialmente alla ristrutturazione della nostra chiesa madre che fu altresì restaurata esternamente con uno zoccolo in pietra lavica come pure i pilastri che vennero parimenti rimessi in sesto. Dove c'era il semplice stucco decorammo il tutto e persino i medaglioni che riproducono alcuni episodi e miracoli della vita di Sant’Antonio vennero ritoccati e riqualificati da un decoratore di Caltagirone. L'altare maggiore, che vide restaurate pure le tre poltrone dell'altare maggiore, fu inoltre arricchito dalla donazione, operata dal concittadino Pippo Consoli, dei due grandi quadri ad oggi ancora visibili furono donate da Nino Lamiani, mentre i quadri raffiguranti la Via Crucis dalla signorina Nicotra. In precedenza era stato restaurato anche il fercolo del nostro Santo patrono e, dietro tacita iniziativa di mio padre, l'annessa cameretta. 

Dopo il restauro venne poi acquistato un harmonium dato che quello vecchio, di proprietà di Padre Nicosia, non era più fruibile e venne così rimpiazzato: fu per l'occasione costituita una commissione, composta dal dottor Scalia, dal maestro Giamboi, dal signor Pippo Di Grazia e dal sottoscritto, che si occupò di raccogliere il denaro necessario per l'acquisto: 700.000 lire. Prima della conclusione del mio mandato acquistammo pure l'organo, ad oggi funzionante, che fu sintonizzato in relazione al volume della chiesa da ingegneri esperti che fecero sì che esso avesse tonalità uguali in tutte le parti dell'edificio: da una iniziale, semplice chitarra si passò gradualmente ad un invidiabile coro. 

Prima di allora, a seguito di un crollo, scoprimmo proprio sotto la pavimentazione l'antico cimitero di Gravina dato che era lì sotto che inizialmente venivano seppelliti i defunti: vedemmo così un lungo corridoio centrale e lateralmente gli scheletri che venivano un tempo collocati non dentro le tombe ma sopra delle grate. 

Ciò di cui più vado fiero, però, è l'aver rilevato dalle suore l'edificio adiacente al vecchio municipio così da disporre di più spazio in quanto la canonica, la casa del parroco, era diventata oramai troppo piccola per poter accogliere le tante attività che lì si volevano svolgere ed è stato pertanto indispensabile disporre di questi altri locali. Un anno, addirittura, per mancanza di spazio mi vidi costretto a realizzare il presepe niente di meno che all'interno della cameretta di Sant'Antonio il cui fercolo in quei giorni fu giocoforza ospitato in un'altra parte della chiesa. 

E insieme a ciò anche l'aver donato alla parrocchia un terreno da me stesso acquistato a Milo ed adibito specialmente alle attività degli scout e dei gruppi ecclesiastici. Inizialmente il terreno era completamente spoglio e così andavo di persona a Maletto a prendere le piantine che mi forniva la Forestale e che hanno fatto sì che in breve, all'interno della struttura, si sarebbe creato un grande viale alberato".

Al sacerdote vengono poi in mente anche le feste con gli scout e l'aver fatto i campi dormendo anch'egli sotto le tende e ancora i viaggi, in momenti diversi, in Madagascar e Tanzania dove ha davvero avuto modo di toccare con mano ciò che significhi povertà ma, al contempo, anche capacità del saper essere felici con poco.

Il Sindaco Massimiliano Giammusso ha voluto "augurare a nome di tutta l'Amministrazione comunale un felice anniversario a Padre Di Grazia ringraziandolo, al contempo, per aver rappresentato in tutti questi anni un solido e sicuro punto di riferimento per la comunità di Gravina".

Auguri a Padre Di Grazia, quindi, che rappresenta davvero un pezzo di storia parlante della Gravina che fu.

 

                                                                                                  

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